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Aggiornamento
(29 Gennaio  2011)

Benvenuti nel sito di Don Mario!

La rivoluzione comunicativa di Gesù Cristo

  • I gesti 'mediatici' di Gesù ci rimandano subito ad una persona che tocca, vede, sceglie, e sopratutto tace, si sottrae. Una persona che si dice figlio di Dio, ma è anche autenticamente uomo, sperimenta la fatica e il disagio quotidiano, il lavoro, mangia, beve, dorme, si alza, prega, fugge la folla, prova sentimenti, piange, reagisce con durezza.

    Gesù è anticonformista e rompe le regole. E’ schierato, sceglie di difendere gli ultimi, ha un programma rivoluzionario che si oppone al male con il bene. E’ misterioso, si raccontano di gesti miracolosi, la colomba sul Giordano, le vesti bianchissime sul Tabor e il dialogo con i profeti per non parlare della Resurrezione, è un mistico che agisce, penetra l’uomo, lo conosce, lo attraversa, lo cambia, lo chiama.

    Circa i cambiamenti nel modo di comunicare, la comunicazione del Nazareno è incontro, impegno, esclusione, infatti, non entra in relazione con chi non è disposto a mettersi in gioco e fa domande profonde.

    La sua comunicazione è apertura all’amore, alla verità, alla speranza. E’ provocazione: Gesù spiazza per gesti e parole ed è novità.

    Gesù è preceduto da una sorta di ufficio stampa che lo annuncia come il vero evento atteso da tutti i tempi (il Battista), è seguito dalle masse - persino dalle donne in epoca in cui avevano un ruolo assolutamente marginale - conosce il trionfo che gestisce con scelte assolutamente anomale (cavalcando un asino!) e muore giovane.

    Questa genialità comunicativa è dovuta alla sua natura divina: “Gesù dimostra di essere il comunicatore perfetto e Marco l'ottimo divulgatore”.

    Gesti eclatanti, silenzi importanti, nascondimenti, manifestazioni inattese: il Gesù che Marco ci restituisce, è un uomo che ha le caratteristiche salienti del capo carismatico perché Gesù ha il coraggio di sovvertire le regole , ha un programma nel quale le masse possono riconoscersi e del quale possono avere fiducia. Piace alle donne che lo seguono sfidando le rigide convenzioni del tempo.
    Offre una "sua verità" è speranza, è provocazione, è novità. E’ autentico, nuovo, anticonformista, rivoluzionario, credibile, autorevole. Gesù sta tra gli ultimi, compie gesti sconsigliati se non espressamente vietati dall’Ebraismo. Agisce di sabato e persino nel momento di trionfo, sceglie di entrare in Gerusalemme cavalcando un asino.

    Ma la straordinaria rivoluzione di cui fu artefice passa persino per silenzi eclatanti come quello offerto alla domanda delle domande. Quella che gli fu posta da Ponzio Pilato, l’uomo di potere che ebbe il destino di incrociare lo sguardo di Dio in terra al quale chiese: "Che cos’è la verità?". Gesù non rispose, offrendo sé stesso. E lasciando aperta la domanda ad ogni uomo.