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Aggiornamento
(29 Gennaio  2011)

Benvenuti nel sito di Don Mario!

Umiltà sacerdotale

  • La mitezza, l'umiltà, la poverrà dello spirito sono parole che Gesù ha adoperato per esprimere il paradosso del coraggio di chi losegue. E San Paolo parla di forza e dobolezza: "è quando sono debole che trovo la forza dentro di me" (2Cor 12,10).
    L'umiltà è una delle strade fondamentali della vita sacerdotale. La parola deriva da humus che, in latino, è la terra. L'umiltà dunque è una considerazione obiettiva dei propri dono e dei propri limiti, è saper attribuire a Dio la fonte vera dei primi e riconoscere serenamente i secondi, è non cedere all'ORGOGLIO e alla SUPERBIA. E' il cammino che ci identifica all'animo di Gesù. Lui "non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio", anzi, si fece umile fino ad assumere la nostra carne (Fil 2,6-8). Un abisso di umiltà che possiamo sfiorare solo da molto lontano, noi (sacerdoti) che ci reputiamo "umili". (don Mario Campisi)


    Il regno dei cieli appartiene a quelli che sono come loro, (Mt 19, 14) che sono cioè umili, spiritualmente piccoli. Non abbiate per loro disprezzo o avversione: è segno di vera grandezza l’esser piccolo, mentre la superbia è fallace grandezza di chi è debole. E quando la superbia si sia impadronita di un animo, sollevandolo in alto lo fa precipitare, gonfiandolo lo svuota, riempiendolo lo spezza. Mentre la persona umile non può fare del male, il superbo non può non farne: intendo riferirmi all’umiltà di chi non aspira a eccellere per transitori successi mondani, ma è volto sinceramente a un bene eterno che sa di poter raggiungere, non con le proprie forze ma con l’aiuto che riceve. Chi ha questa umiltà non può desiderare il male di nessuno perché nessun male potrebbe accrescere il suo bene. La superbia invece produce subito invidia, e chi prova invidia non può che desiderare il male di colui il cui bene lo tormenta. Anche l’invidia quindi porta subito a volere il male, e di qui derivano imbrogli, ipocrisie, maldicenze e tutto quel male che non si vorrebbe mai ricevere da un altro. Se conservate quindi intatta la pia umiltà, che secondo le Scritture è il segno distintivo della santa infanzia, godrete sicuramente della immortalità dei beati: A costoro appartiene il regno dei cieli.
  • (S. Agostino, Sermo 353, 2.1)
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