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Quaresima 2013
"Caritas Christi urget nos" (2Cor 5,14)
Facendo nostro come programma di svolta e di
rinnovamento per una nuova evangelizzazione nella Chiesa di Monreale, il motto
episcopale del nuovo Arcivescovo Mons. Michele Pennisi
"Caritas Christi urget nos", nel contesto
dell'Anno della fede, il Santo Padre, Benedetto XVI,
ci offre, per la celebrazione della Quaresima, la possibilità di focalizzare
l'attenzione del nostro spirito sullo stringente rapporto tra fede e carità.
Credere nella carità suscita carità. E' ciò che l'apostolo Giovanni ci dice con
altre parole: «Abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi» (1
Gv 4,16).
Dunque se parliamo di nesso tra fede e carità parliamo almeno di due dimensioni.
Primo: la fede vera non si dà senza le opere; chi crede impara a darsi
all’altro. Secondo: la carità suscita la fede, e dunque è testimonianza.
La Chiesa è viva e vive di questa reciprocità tra fede e carità.
Vissuta nell’Anno della fede, la Quaresima è una
preziosa occasione per mantenere fresco questo legame in tutti i fedeli. In
questo senso è un momento propizio, in quanto ci prepariamo alla Pasqua, cioè a
celebrare quel fatto in cui il cristiano riconosce la sorgente della carità:
Cristo che muore e risorge per amore. È da questo atto di donazione totale di
Dio, che possiamo vivere in pienezza tutta la nostra vita di fede. L’atto
supremo della croce, della Sua passione, morte e risurrezione, dona un carattere
unico all’esperienza che si concretizza nel cristianesimo. In Cristo ogni
cristiano riconosce se stesso e la sua chiamata ad offrire la propria vita per
il bene dell’altro. Per tale motivo da sempre la Quaresima è un tempo propizio
per spalancare lo sguardo del nostro cuore verso i fratelli più bisognosi,
condividendo con essi del nostro. In questo particolare momento storico, occorre
sottolineare l’importanza di una carità informata, documentata, attenta ai
numerosi contesti di povertà, miseria, sofferenza: dal crescere del numero e
dell’entità delle calamità naturali, non senza responsabilità umane, con tutto
il loro carico di dolore, all’inasprirsi di conflitti violenti, spesso
dimenticati dai mass-media; dal peggioramento delle condizioni di vita di molte
famiglie, anche a seguito della crisi economica e finanziaria che colpisce molti
Paesi dell’Europa e non solo, con l’aumentare della disoccupazione, soprattutto
giovanile, fino ai contesti dove il lavoro c’è ma è sfruttato, sotto pagato, e
senza le tutele minime, tali da garantire la dignità del lavoro stesso e, di
conseguenza, della persona umana.
Fede e carità vanno insieme, e dunque vangelo e opere vanno insieme.
Quanto vale nell’esperienza personale, vale anche
per la Chiesa in quanto comunità. Non si può nella quotidianità pretendere di
impostare la propria vita cristiana unilateralmente. In verità quando si separa
nel vivere di tutti i
giorni la fede dalla carità, e dalla preghiera umilmente inginocchiata,
inevitabilmente il rapporto con Dio va in frantumi. Da una parte una vita
fondata solamente sulla fede, corre il rischio di naufragare in un banale
sentimentalismo che riduce il rapporto con Dio ad una mera consolazione del
cuore. Dall’altra parte una carità, che non si inginocchia nell’adorazione di
Dio e che non tiene presente la sorgente da cui scaturisce e a cui deve essere
indirizzata ogni azione di bene, rischia di essere ridotta a mera filantropia e
puro "attivismo moralista". Pertanto si è chiamati a tenere uniti nel proprio
vivere la "conoscenza" della verità con il "camminare" nella verità. Con la
fede, infatti, si ha la possibilità di conoscere e aderire alla verità,
diventando amici di Dio. Nella carità questa esperienza di amicizia con Dio si
attua, diventa visibile e comunicabile. Ma senza pensare che ci sia un prima e
un dopo, o un aspetto conoscitivo e uno pratico. No: a livello personale
l’autenticità del credere è vissuta come atto di carità e "ci fa perseverare
concretamente nella figliolanza divina portando tutti i frutti dello Spirito
Santo".
Fede e carità sono due facce della stessa medaglia, cioè la nostra appartenenza
a Cristo.
In questa fase storica, in cui l’uomo fatica a riconoscere se stesso e a trovare
una via per il futuro, la Quaresima ci si apre davanti come un percorso di vita
nel quale l’accoglienza di Dio ingenera accoglienza dell’altro in tutte le sue
dimensioni, espressioni ed esigenze e così la Chiesa può essere faro di una
umanità rinnovata e quindi contribuire all’avvento della "Civiltà dell’Amore".
Auguro a tutti gli abitanti e i frequentatori del web una santa Quaresima.
Don Mario Campisi