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Aggiornamento
(13 Febbraio  2013)

Benvenuti nel sito di Don Mario!

Quaresima 2013

"Caritas Christi urget nos" (2Cor 5,14)

Facendo nostro come programma di svolta e di rinnovamento per una nuova evangelizzazione nella Chiesa di Monreale, il motto episcopale del nuovo Arcivescovo Mons. Michele Pennisi "Caritas Christi urget nos", nel contesto dell'Anno della fede, il Santo Padre, Benedetto XVI, ci offre, per la celebrazione della Quaresima, la possibilità di focalizzare l'attenzione del nostro spirito sullo stringente rapporto tra fede e carità.

Credere nella carità suscita carità. E' ciò che l'apostolo Giovanni ci dice con altre parole: «Abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi» (1 Gv 4,16).

Dunque se parliamo di nesso tra fede e carità parliamo almeno di due dimensioni. Primo: la fede vera non si dà senza le opere; chi crede impara a darsi all’altro. Secondo: la carità suscita la fede, e dunque è testimonianza.

La Chiesa è viva e vive di questa reciprocità tra fede e carità.

Vissuta nell’Anno della fede, la Quaresima è una preziosa occasione per mantenere fresco questo legame in tutti i fedeli. In questo senso è un momento propizio, in quanto ci prepariamo alla Pasqua, cioè a celebrare quel fatto in cui il cristiano riconosce la sorgente della carità: Cristo che muore e risorge per amore. È da questo atto di donazione totale di Dio, che possiamo vivere in pienezza tutta la nostra vita di fede. L’atto supremo della croce, della Sua passione, morte e risurrezione, dona un carattere unico all’esperienza che si concretizza nel cristianesimo. In Cristo ogni cristiano riconosce se stesso e la sua chiamata ad offrire la propria vita per il bene dell’altro. Per tale motivo da sempre la Quaresima è un tempo propizio per spalancare lo sguardo del nostro cuore verso i fratelli più bisognosi,
condividendo con essi del nostro. In questo particolare momento storico, occorre sottolineare l’importanza di una carità informata, documentata, attenta ai numerosi contesti di povertà, miseria, sofferenza: dal crescere del numero e dell’entità delle calamità naturali, non senza responsabilità umane, con tutto il loro carico di dolore, all’inasprirsi di conflitti violenti, spesso dimenticati dai mass-media; dal peggioramento delle condizioni di vita di molte famiglie, anche a seguito della crisi economica e finanziaria che colpisce molti Paesi dell’Europa e non solo, con l’aumentare della disoccupazione, soprattutto giovanile, fino ai contesti dove il lavoro c’è ma è sfruttato, sotto pagato, e senza le tutele minime, tali da garantire la dignità del lavoro stesso e, di conseguenza, della persona umana.

Fede e carità vanno insieme, e dunque vangelo e opere vanno insieme.

Quanto vale nell’esperienza personale, vale anche per la Chiesa in quanto comunità. Non si può nella quotidianità pretendere di impostare la propria vita cristiana unilateralmente. In verità quando si separa nel vivere di tutti i
giorni la fede dalla carità, e dalla preghiera umilmente inginocchiata, inevitabilmente il rapporto con Dio va in frantumi. Da una parte una vita fondata solamente sulla fede, corre il rischio di naufragare in un banale sentimentalismo che riduce il rapporto con Dio ad una mera consolazione del cuore. Dall’altra parte una carità, che non si inginocchia nell’adorazione di Dio e che non tiene presente la sorgente da cui scaturisce e a cui deve essere indirizzata ogni azione di bene, rischia di essere ridotta a mera filantropia e puro "attivismo moralista". Pertanto si è chiamati a tenere uniti nel proprio vivere la "conoscenza" della verità con il "camminare" nella verità. Con la fede, infatti, si ha la possibilità di conoscere e aderire alla verità, diventando amici di Dio. Nella carità questa esperienza di amicizia con Dio si attua, diventa visibile e comunicabile. Ma senza pensare che ci sia un prima e un dopo, o un aspetto conoscitivo e uno pratico. No: a livello personale l’autenticità del credere è vissuta come atto di carità e "ci fa perseverare concretamente nella figliolanza divina portando tutti i frutti dello Spirito Santo".

Fede e carità sono due facce della stessa medaglia, cioè la nostra appartenenza a Cristo.

In questa fase storica, in cui l’uomo fatica a riconoscere se stesso e a trovare una via per il futuro, la Quaresima ci si apre davanti come un percorso di vita nel quale l’accoglienza di Dio ingenera accoglienza dell’altro in tutte le sue
dimensioni, espressioni ed esigenze e così la Chiesa può essere faro di una umanità rinnovata e quindi contribuire all’avvento della "Civiltà dell’Amore".

Auguro a tutti gli abitanti e i frequentatori del web una santa Quaresima.

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Don Mario Campisi