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Aggiornamento
(9 Marzo  2013)

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4^ Domenica di quaresima annum C 2013
"Lontano da Dio... si sciupa tutto"

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Un grazie a Luca perché solo lui ci ha raccontato questa parabola: perla delle parabole evangeliche; parabola anche attuale per il giudizio sui due fratelli, in sintonia con la nostra sensibilità: simpatia per il figlio minore pentito a scapito del "buono" presuntuoso.
 
Si capisce meglio la parabola quando se ne considerano i destinatari immediati: scribi e farisei che mormorano per la benevolenza che Gesù accorda a pubblicani e peccatori. Questi ultimi sono presenti nel figlio minore, i primi si identificano con il fratello maggiore.
 
Questa parabola, come dicevo, è considerata da sempre come la perla fra tutte le altre, "un Vangelo nel Vangelo". L'insegnamento è chiaro: Gesù rivela la misericordia infinita del Padre e la gioia messianica per la conversione dei peccatori.
 
Anche se il figlio prodigo ha molto rilievo nella trama del racconto, tuttavia il vero protagonista è il padre, per cui la parabola la si dovrebbe intitolare più esattamente "parabola del padre misericordioso".
 
Per comprendere più a fondo il significato della parabola, è necessario domandarsi in che cosa consista il peccato del figlio prodigo. Si accenna alla sua vita dissoluta e il fratello maggiore gli rimprovererà lo sperpero del patrimonio con le prostitute.
 
Ma non sembra che il fallimento dipenda tanto dalla sua condotta morale. Eventualmente la colpa riguardava il suo rapporto con Dio e non con il padre terreno. Sembra che il figlio abbia peccato contro il cielo e dinanzi al padre (v.18.21) "rifiutando di esserne figlio, di ricevere dunque tutto il suo amore, pretendendo al contrario d'essere padrone di se stesso, come Adamo nell'Eden. Questo peccato il figlio minore l'ha espresso lasciando la casa paterna. Ciò corrisponde alla nozione biblica del peccato: il peccatore si allontana da Padre celeste; se si converte torna a lui".
 
Il peccato più grosso del giovane è proprio quello di avere rotto col padre.
 
Penso che a questo punto il pensiero debba correre ai tanti ragazzi e giovani che, arrivati all'età dell'adolescienza, magari dopo una fanciullezza tutta casa, chiesa e comunione, taglino la corda per tuffarsi, come il figlio prodigo, nelle avventure e nei piaceri più sfrenati della vita. Anch'essi si allontanano dal Padre, cessano di pregare, di frequentare la chiesa, di accostarsi ai sacramenti.
 
A questi giovani io grido: non rompete con Dio! Se nella vostra vita ci sono delle cadute, "lasciatevi riconciliare con Dio"! Cadere e poi rialzarsi pregiudica poco. Invece è lontano da Dio che si fa sempre la fine del figlio prodigo: si sciupa tutto!!!
 
La parabola raggiunge una svolta con la decisione del figlio prodigo: "Mi alzerò e andrò da mio padre!". Momento culminante: l'abbraccio paterno che cancella in un istante ogni colpa. E in casa comincia la grande festa per quel figlio che era come "morto" ed è "tornato in vita".
 
Sulla gioia paterna a questo punto ecco un soffio di vento gelido: il figlio maggiore, il buono e il giudizioso, di ritorno dai campi. Il minore riconoscendosi colpevole e debitore aveva riportato al padre e a tutta la casa la festa. Il maggiore si sente creditore, invoca giustizia, chiede che il colpevole paghi.
 
La parabola finisce con il limitarsi a dire che mentre il colpevole porta gioia e festa, il "giusto" mette tutti in imbarazzo.
 
Non allontaniamoci dal Padre. Se ci siamo allontanati per qualche motivo, torniamo! Ma attenzione: non si sta vicini al padre per intersesse o calcolo! Equivarrebbe ad allontanarsi e anche peggio! Bisogna allora fare posto ad un'altra realtà: il cuore. Allora soltanto si sta veramente vicini al padre quando si ha il cuore gonfio d'amore per il padre e per i fratelli.
 

 

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